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L'ecografia 3D: principi, utilizzo, vantaggi e limiti

Video-intervista al
Dr. Rocco Gallicchio

Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Esperto in Diagnosi Prenatale
Direttore Sanitario Buonarroti Medical Center, Milano



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Avvertenze: la trascrizione scritta ed editata non corrisponde strettamente alla registrazione per ovvi motivi e i consigli non sostituiscono in alcun modo la visita medica.

 

L’ecografia 3D: principi, utilizzo, vantaggi e limiti


Dott. Gallicchio, quali sono i principi dell’ecografia tridimensionale (3D)?

L’ecografia tridimensionale si basa sull’associazione dell’ecografia bidimensionale/tradizionale a un programma informatico, sviluppato appositamente, che ci permette di aggiungere un nuovo piano di visualizzazione alle immagini del feto. L’ecografia bidimensionale studia solo gli assi trasversali e longitudinali, quindi varie sezioni del bambino; mentre l’ecografia tridimensionale acquisisce contemporaneamente un terzo piano che è quello coronale. L’elaborazione dell’immagine avviene, poi, attraverso il software che ci dà un output che può essere rappresentato in vari modi.
Il modo più immediato e più semplice è quello della modalità di superficie, cioè la visualizzazione del volto fetale, come potete osservare in questa immagine.
Sono passati circa 20 anni dai primi studi dell’ecografia tridimensionale, ma al giorno d’oggi, sfruttando l’interfaccia tra il liquido amniotico e le strutture del viso, possiamo avere la rappresentazione grafica tridimensionale con tutti i dettagli che potete vedere sull’immagine alle mie spalle.

La seconda modalità è quella più tecnica e si chiama modalità multiplanare. Praticamente noi, una volta acquisito il volume, possiamo “navigare” all’interno di questo volume secondo piani tradizionali, che sono quelli dell’ecografia bidimensionale o secondo un terzo piano, che è appunto quello coronale. Noi ci spostiamo e possiamo passare dalla superficie all’interno della testa del bambino, quindi nel cranio, nel cervello e acquisire delle sezioni seriate su tutti questi tre piani in modo da poter studiare il dettaglio ed escludere delle anomalie che potrebbero sfuggire all’ecografia tradizionale.

La terza modalità è quella denominata modalità X-Ray che ricalca la radiografia e si usa soprattutto per lo studio delle alterazioni scheletriche del bimbo.


Che utilizzo se ne può fare in gravidanza?

L’uso dell’ecografia tridimensionale in gravidanza è relativo all’utilizzo del volto fetale in modo immediato perché, come abbiamo detto, noi acquisiamo maggiori dettagli; ma attualmente si stanno studiando dei nuovi parametri per fare delle misurazioni delle parti del viso che ci potrebbero aiutare a fare diagnosi di tipo sindrome-genetica che con l’ecografia tradizionale non possono essere studiate.
Con l’ecografia 3D può anche essere visualizzata una malformazione che aiuta i genitori ad avere un’idea di quale sarà il problema e quali potranno essere i possibili interventi terapeutici.
Nella modalità multiplanare invece, è possibile andare a studiare i singoli organi e quindi ottenere delle sezioni seriate dell’organo in modo da fare delle misurazioni dettagliate delle parti interne e studiarne anche meglio i contorni per arrivare facilmente alla diagnosi della malformazione.
Un’altra modalità ancora è quella X-Ray. L’ecografia consente di tradurre queste immagini come se fossero delle radiografie, pur utilizzando la modalità con gli ultrasuoni innocua per la gravidanza, rilevarne i dettagli e valutare la differenza di consistenza tra le ossa e i tessuti circostanti. Questo esalta la definizione d’organo e, quindi, migliora la possibilità di diagnosi.
Un’altra applicazione è al livello del cuore. Si può ottenere una modalità in sequenza secondo i cicli del cuore e che permette di poter studiare anche l’emodinamica cardio-circolatoria.


E in tema di translucenza nucale?

La translucenza nucale, che tradizionalmente viene misurata con l’ecografia bidimensionale, può trarre vantaggio dall’ecografia tridimensionale perché spesso il bambino non è nella posizione favorevole per poter fare questa misurazione. Per cui, acquisendo il volume, possiamo ruotare il feto sul monitor e cercare di ottenere quel piano di sezione che consente una corretta misurazione.


E’ opportuno eseguirla in tutte le gravidanze?

Il compito del medico è quello di fare l’esame diagnostico per cui si deve prima preoccupare di completare tutti gli aspetti relativi alle misure e allo studio degli organi poi, alla fine dell’esame e se il bambino è in posizione favorevole, si possono dedicare pochi minuti alla visualizzazione del volto. Spesso le coppie arrivano da noi con l’aspettativa di avere delle bellissime immagini perché le hanno viste da un’amica oppure su internet; però, se il bambino non è nella giusta posizione, c’è una delusione per non aver visto il volto del loro bambino. Bisogna preparare psicologicamente le donne a questa evenienza e non considerare l’ecografia tridimensionale come un gioco, ma come un esame medico vero e proprio. Per cui, se il medico alla fine della visita reputa l’esame ecografico entro i parametri stabiliti e la diagnosi risulta normale, la coppia deve uscire dall’ambulatorio tranquilla e serena pur non avendo visto delle belle immagini del proprio bambino.


Quali sono i vantaggi?

I vantaggi, soprattutto in ginecologia, sono quelli di un’acquisizione rapida del volume. Praticamente in pochi secondi, da tre a dieci secondi, l’esame può essere considerato finito. In un secondo momento, il medico può “navigare” quel volume offline studiandone ulteriori dettagli, eventualmente affiancato da un esperto e in assenza della paziente. L’altro vantaggio è puramente didattico perché il volume può essere sottoposto all’impiego di uno studente il quale può acquisire la tecnologia senza la presenza della paziente.


E i limiti?

I limiti sono dati soprattutto dalla posizione fetale anomala svantaggiosa. Se un bambino si mette persistentemente sul dorso, noi non possiamo acquisire le immagini necessarie. L’altro limite è il costo: le apparecchiature per il 3D hanno un costo molto più elevato rispetto a quelle tradizionali e l’acquisizione della metodica è molto più lunga. Un medico, infatti, deve seguire un nuovo corso di ecografia 3D anche se conosce bene l’utilizzo dell’ecografo bidimensionale.


Ci sono dei rischi?

No perché l’ecografia tridimensionale utilizza la stessa metodica dell’ecografia bidimensionale e ormai, dopo 35-40 anni di applicazione, possiamo ragionevolmente pensare che l’ecografia sia innocua in assoluto. Certo bisogna farne un uso moderato secondo necessità strettamente mediche e non seguendo le richieste della singola coppia che ne farebbe una ogni giorno.


Spesso sentiamo parlare di ecografia 4D. Di cosa si tratta?

L’ecografia 4D è un’evoluzione di quella tridimensionale o 3D. Ci permette di vedere il bambino in movimento attraverso un’acquisizione di immagini con un frame rate molto lento. Ancora oggi, non si ha la percezione del movimento reale, ma si ha come un cartoon rallentato. In realtà è la stessa ecografia, diciamo solo che è in tempo reale.