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Avvertenze: la trascrizione scritta ed editata non corrisponde strettamente alla registrazione per ovvi motivi e i consigli non sostituiscono in alcun modo la visita medica.
Prepararsi al meglio alla menopausa
Dott.ssa Rosso che cosa si intende per menopausa o climaterio e come si presenta il quadro clinico della paziente in questo particolare momento della vita?
Il climaterio, termine tecnico per definire la menopausa, è un vocabolo che deriva dal greco “klimater” che significa scalino, ossia difficoltà. Ciò identifica un momento molto delicato della vita di una donna ed è un periodo che può essere suddiviso per la precisione in 3 fasi: la fase premenopausale, menopausale e postmenopausale. Andiamo a definirle separatamente.
La prima, la fase premenopausale, è quella in cui si ha una frequenza sempre maggiore di cicli di tipo anovulatorio, ossia di cicli in cui non si verifica l’ovulazione, è un periodo che precede il periodo menopausale e che normalmente avviene in donne di età inferiore ai 46 anni.
La seconda fase, ossia quella menopausale vera e propria, riguarda normalmente donne di età compresa tra i 46 e i 52 anni. È un evento che presenta il definitivo arresto della funzione riproduttiva femminile, quindi della funzionalità ovarica e in genere viene diagnosticato a posteriori.
L’ultima fase è rappresentata dal periodo postmenopausale, un periodo che varia estremamente di durata da donna a donna e che va a terminare quando ha inizio il periodo di senilità.
Il quadro clinico della paziente in menopausa è caratterizzato da vari aspetti, da varie manifestazioni che possono essere di tipo neurovegetativo, psicogeno e metabolico.
Andiamo anche in questo caso ad analizzarle separatamente.
Normalmente le manifestazioni neurovegetative sono costituite da fenomeni di vampate, di sudorazioni, di palpitazioni; le manifestazioni psicogene riguardano invece episodi di ansia, di irritabilità, di depressione, di insonnia, di labilità mnemonica, di labilità dell’umore e ancora le manifestazioni metaboliche possono riguardare invece evidenze come l’irsutismo, l’obesità, l’atrofia cutanea e mammaria, la vaginite senile e i fenomeni di osteoporosi.
Quindi sovrappeso e osteoporosi sono problemi comuni nelle donne in menopausa?
L’attività fisica può aiutare a contrastarli?
Assolutamente sì come mia risposta a entrambe le domande.
Il sovrappeso è una caratteristica molto comune nelle donne di età compresa tra i 50 e i 60 anni: ci sono studi che dimostrano appunto che nel 24% di donne in menopausa si ha un incremento ponderale di circa 2/4 chili con adipe diffuso soprattutto a livello della cintura addominale.
Questo perché accade? Perché, in sostanza, avviene una concatenazione di eventi: si ha un aumento dell’apporto calorico, cioè un aumento dell’introito di alimenti a causa di una diminuzione del tono dell’umore, un aumento della sedentarietà, accompagnata da una diminuzione del metabolismo basale che è proprio legata all’età.
Il secondo aspetto da trattare riguarda l’osteoporosi; questa si verifica in particolare nelle donne in menopausa perché si ha un calo della produzione di estrogeni endogeni (ormoni prodotti dal nostro corpo). Gli estrogeni, durante la fase fertile e riproduttiva della vita di ogni donna, hanno il compito di inibire il riassorbimento del calcio che viene effettuato dagli osteoclasti. Quando la produzione di estrogeni in menopausa viene a cessare, si ha un aumento del riassorbimento del calcio, cioè un’alterazione del metabolismo fosfocalcico. Come manifestazione clinica finale si avrà la demineralizzazione ossea e quindi la perdita proprio di massa ossea che va monitorata costantemente nel tempo con la MOC [Mineralometria Ossea Computerizzata]. La MOC va effettuata lungo tutto l’asse scheletrico femminile in particolare a livello del femore, della colonna lombare e del polso. La scadenza con la quale l’esame dovrà essere effettuato va differenziata da donna a donna a seconda della gravità della sintomatologia osteoporotica.
Infine, il consiglio che mi sento di dare è questo: ridurre il livello di apporto alimentare; fare attenzione alle proprie abitudini di vita come diminuire il fumo e il consumo di alcolici; svolgere attività fisica ma soprattutto fare attenzione al tipo di alimentazione perché deve essere molto ricca in calcio per prevenirne il fenomeno. Naturalmente per attività fisica in donne di età compresa tra i 50 e i 60 anni intendiamo una ginnastica dolce abbinata magari al nuoto o a lunghe passeggiate che possono impattare positivamente sia sul fenomeno dell’incremento ponderale sia sul fenomeno dell’inibizione, o perlomeno della diminuzione, dell’osteoporosi stessa.
È importante che la donna in menopausa continui a effettuare controlli ginecologici specifici?
Assolutamente sì, con una scadenza inferiore rispetto a quanto avveniva nell’età fertile. Mi sento comunque di consigliare alle donne in menopausa, fino ai 60 anni, di effettuare una visita ginecologica, cui andrà abbinato il Pap Test, come indicato dalle Linee Guida della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO).
È sempre bene che alla visita ginecologica e al Pap Test sia associata un’ecografia transvaginale perché ci si avvale di un supporto digitale che fornirà maggiori informazioni utili altrimenti difficili da ottenere con la sola palpazione addominale a causa di una distribuzione dell’adipe depositato soprattutto a livello della cintura addominale che rende problematico apprezzare delle eventuali tumefazioni ovariche… a meno che ci siano delle ovaie macroscopicamente ingrandite! Quindi un’ecografia transvaginale di controllo ovarico viene solitamente consigliata con una frequenza ogni tre anni in caso di Pap Test negativo e di ecografia transvaginale sempre negativa.
Ben differente invece se la donna in menopausa dovesse accorgersi di sanguinamenti anomali. In tal caso è bene che ricorra subito alla visita ginecologica e al supporto ecografico perché va discriminata la causa scatenante il sanguinamento che può manifestarsi a causa della fisiologica atrofia dell’apparato genitale. Diverso è invece il sanguinamento con origine endometriale, ossia dovuto a un ispessimento dell’endometrio (mucosa interna dell’utero); in tal caso la donna dovrà ricorrere al ginecologo per una diagnosi e quindi per la prescrizione di un programma terapeutico molto concreto e di ben differente entità.
Come vivono le donne la loro sessualità in questo periodo e quali sono i consigli che possiamo dare?
Il vissuto di ogni donna è molto differente, quindi andrà a influenzare anche l’aspetto menopausale.
Normalmente le donne che entrano in menopausa in età superiore, quindi intorno ai 55/60 anni, hanno un tipo di attività sessuale più marcato rispetto alle donne in cui la menopausa è più precoce: questo perché all’interno del loro organismo permane l’aspetto estrogenico molto più a lungo.
Riagganciandoci al discorso del Pap Test: mi sentirei di consigliare alle donne che hanno ancora una valida, intensa, regolare attività sessuale dopo 60 anni, di continuare a effettuare il Pap Test esattamente come facevano prima di aver raggiunto questa età perché è molto importante che ci sia un controllo costante delle cellule a livello cervicale e della cervice uterina.
Differente sarà anche l’aspetto emotivo nelle donne a seconda del loro grado di atrofia dei genitali: una donna con dei marcati sintomi menopausali, soprattutto a livello metabolico o una donna con atrofia dei tessuti sia vulvari esterni sia interni del canale vaginale, avrà un impatto psicofisico differente tradotto in un minor desiderio sessuale rispetto a una donna in cui il fenomeno di atrofia è ridotto.
Noi possiamo aiutare le nostre pazienti in questo senso, possiamo sicuramente far sì che la donna utilizzi la terapia ormonale sostitutiva (TOS), ma non alla cieca, ossia è bene che il ginecologo effettui un’anamnesi molto accurata relativa alla storia della paziente; non tutte le pazienti sono candidate alla terapia ormonale sostitutiva.
Per quanto riguarda l’aspetto clinico dettagliato dell’atrofia della vulva e della vagina, possono sicuramente supportarci i prodotti ad applicazione locale al fine di rendere il rapporto sessuale meno doloroso in pazienti che altrimenti avrebbero delle difficoltà pur avendo il desiderio di effettuarli.
E relativamente ai fitoestrogeni, cosa possiamo dire?
Sono utilizzabili nelle donne che, per varie ragioni anamnestiche, non possono far uso di una normale terapia ormonale sostitutiva farmacologica. I prodotti a base di fitoestrogeni possono, inoltre, creare degli indubbi benefici per quanto riguarda tutti gli aspetti e tutte le manifestazioni cliniche che abbiamo citato, come: benefici a livello delle vampate di calore, delle sudorazioni ma anche delle manifestazioni psicogene, quindi ridurre i fenomeni di ansia, di irritabilità, di depressione; inoltre possono avere effetti positivi anche a livello delle manifestazioni metaboliche cioè diminuire in un certo senso i fenomeni di irsutismo e in parte prevenire l’aumento dell’osteoporosi.