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Importanza e finalità della visita pediatrica
Obesità e carenze nutrizionali nell'età dello sviluppo
Il ruolo preventivo delle vaccinazioni

Video-intervista al
Dr. Piercarlo Salari

Medico Specialista in Pediatria
Divulgazione Scientifica, Buonarroti Medical Center, Milano

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Avvertenze: la trascrizione scritta ed editata non corrisponde strettamente alla registrazione per ovvi motivi e i consigli non sostituiscono in alcun modo la visita medica.

 

Importanza e finalità della visita pediatrica. Obesità e carenze nutrizionali nell’età dello sviluppo.
Il ruolo preventivo delle vaccinazioni


Dott. Salari quali sono gli aspetti importanti della visita pediatrica?

La visita pediatrica è un momento molto importante in cui si valuta l’accrescimento del bambino, ma anche la sua acquisizione di quelle che vengono normalmente definite le tappe di sviluppo neuro-psicomotorio. La visita ovviamente comporta una misurazione della lunghezza, o statura, del peso nonché di eventuali parametri utili a definire meglio la situazione del singolo.
È un momento in cui il pediatra raccoglie tutte le informazioni relative alla storia di quel soggetto. Di conseguenza si parte dalla gravidanza, dal momento del parto, per seguire via via il piccolo nella sua crescita acquisendo anche informazioni sulle sue abitudini a partire dall’alimentazione, dall’abitudine al movimento, da quello che oggi normalmente si tende a definire come stile di vita.
La visita è quindi un momento di stretta interazione tra il pediatra e la famiglia ed è ovviamente anche un momento di elevata valenza educativa: è, infatti, importante che i genitori vengano informati su tutte le opportunità di prevenzione, su eventuali errori da evitare nell’educazione del piccolo e sulle abitudini corrette da insegnargli attraverso il loro stesso esempio. Pensiamo al momento della tavola, i bambini tendono ad imitare quello che vedono fare dai grandi e di conseguenza è utile che i genitori imparino anche a comportarsi in maniera corretta nei confronti dell’utilizzo dei vari alimenti nella composizione di una dieta il più possibile armonica ed equilibrata.
La visita è poi una sorta di bilancio che consente di valutare, nella sua complessità e globalità, quello che è lo sviluppo del bambino per quelle che sono ad esempio le sue attitudini alla vita sociale, alla vita sportiva. Il pediatra in questo senso è un consigliere molto importante, viene definito anche da noi una sorta di avvocato del bambino perché è colui che deve difendere i diritti del piccolo, ma anche sapergli consigliare le scelte importanti per la sua vita, per esempio la scelta di un’attività sportiva, come dicevo poc’anzi. Quindi la visita è un’occasione estremamente preziosa che non si limita esclusivamente al classico controllo medico ma presuppone, per quello che è l’interesse del pediatra, la valutazione complessiva di tanti elementi, il tutto finalizzato ovviamente a promuovere lo stato di benessere, di salute e di crescita del bambino stesso in modo armonico.


Come si valuta in dettaglio la crescita del bambino?

La crescita del bambino si valuta attraverso dei parametri fisici, quindi sostanzialmente attraverso la misurazione della lunghezza (o della statura), del peso e la valutazione dell’indice di massa corporea che è un parametro ottenuto semplicemente da una divisione numerica tra il peso e l’altezza espressa in metri elevata al quadrato.
L’indice di massa corporea è fondamentale per quello che è la prevenzione oggi dell’obesità, un problema che interessa sempre più, purtroppo, anche l’età pediatrica.
La visita deve prendere in considerazione poi eventuali aspetti legati allo stato di salute del bambino, cioè la possibilità per esempio di effettuare degli esami rapidi, dei test microbiologici che consentono di confermare l’eventuale presenza di determinati agenti infettivi e quindi, ovviamente, la visita parte sempre dal presupposto della personalizzazione della valutazione del singolo bambino. Visita significa anche, soprattutto per i piccoli, che sono i soggetti che attirano buona parte dell’attenzione del pediatra, valutare l’acquisizione delle tappe neuro-motorie attraverso opportuni test, per esempio attraverso la valutazione dei riflessi, del tono muscolare, del comportamento e della reattività. In ambulatorio si possono anche effettuare importanti test di screening, come per esempio test per la valutazione dell’udito e della vista, la valutazione dell’appoggio. Quest’ultima è molto importante perché alcuni bambini, a seguito di una differenza di lunghezza degli arti inferiori piuttosto che di piccole alterazioni della colonna vertebrale, tendono magari ad acquisire delle posture scorrette che a lungo andare possono anche determinare dei problemi. In sintesi quindi la visita è un momento dove si uniscono degli elementi oggettivi, frutto della valutazione diretta del bambino insieme ad altre informazioni che, messe insieme, consentono al pediatra di aver un quadro complessivo di quello che è lo stato di salute e di crescita del singolo individuo.


È vero che l’obesità oggi rappresenta un problema serio anche nel bambino italiano?

Certamente. Purtroppo l’Italia si è guadagnata un triste primato in Europa collocandosi al primo posto per il numero di bambini sovrappeso ed è al secondo per quello che è l’obesità.
Dove per sovrappeso s’intende un valore di peso superiore al 10% rispetto a quello ideale e l’obesità invece corrisponde a un incremento del peso uguale o superiore al 20% al valore ideale desiderabile per quel bambino di quella determinata età.
Obesità che cosa significa oggi? Significa predisposizione, sin da piccoli, a conseguenze tipiche dell’età adulta.
Purtroppo si sta assistendo ad una anticipazione progressiva di una serie di situazioni che una volta facevano parte della sfera della medicina dell’adulto, come per esempio l’aumento della pressione arteriosa, a fronte appunto di un aumento anomalo del peso corporeo. Obesità non significa soltanto pesare un bambino e far capire ai genitori che ovviamente quei parametri non sono desiderabili, significa indagare sulle sue abitudini perché molto spesso, anzi per non dire nella quasi totalità dei casi, l’obesità affonda le proprie radici in comportamenti scorretti. Facciamo qualche esempio: il salto della prima colazione, una ripartizione dei pasti irregolari nell’arco della giornata, l’abitudine magari a consumare degli alimenti ad elevata densità calorica a scapito invece di frutta e verdura che dovrebbero essere sempre presenti sulla tavola. Di conseguenza il compito del pediatra consiste nel raccogliere tutti questi elementi informativi di elevato valore sul piano clinico e orientare opportunamente i genitori sia a controllare il regime dietetico del bambino, ma anche a modificare il proprio atteggiamento nell’economia della vita domestica. Il bambino infatti recepisce come modello il comportamento dei propri familiari e, di conseguenza, non fa altro che mettere in pratica quello che vede fare dagli altri.
Se c’è la disponibilità di determinati alimenti è facile che a questo punto lui ne faccia uso magari anche in maniera inconsapevole, magari cedendo alla tentazione del gusto, del condizionamento pubblicitario e di tanti altri fattori. Questo permette che, da una situazione iniziale di leggero sovrappeso accumulando via via una serie di errori, si arrivi poi ad un bambino che riduce progressivamente la propria attività motoria, tenda ad una vita sempre più sedentaria, sempre più legata all’abitudine di guardare per esempio la televisione, di stare al computer, di utilizzare i videogiochi. Mentre sarebbe al contrario preferibile la pratica di attività sportive, non necessariamente agonistiche, ma sicuramente con una buona dose di attività motoria quotidiana. Di conseguenza il problema obesità oggi tende ad essere molto più sentito e molto più drammatico proprio perché le abitudini sociali che tendono purtroppo a privilegiare sempre più i contatti a distanza, l’utilizzo della tecnologia che è sicuramente un ottimo strumento, ma non deve mai sostituirsi a quelle che sono le relazioni dirette interpersonali. In questo contesto purtroppo ne risente anche il dinamismo che dovrebbe caratterizzare la vita quotidiana di ogni bambino e, ovviamente questo si ripercuote negativamente sul piano fisico, quindi sull’aumento anomalo di peso che innesta ovviamente un circolo vizioso per cui si perde per esempio la sensazione dell’appetito, della fame, della sazietà e il bambino tende a mangiare in una maniera compulsiva senza più un controllo, senza più rendersi conto anche di quello che sta assumendo. Questo porta ovviamente ad un aggravio ulteriore del peso che induce il bambino a muoversi ancora meno fino ad arrivare a situazioni che rasentano ovviamente una franca patologia e, come dicevo prima, anche con il rischio dell’anticipazione di conseguenze sul piano organico tipiche dell’età adulta invece già presenti in età pediatrica o adolescenziale. Un altro problema strettamente connesso a quello dell’obesità, che potremmo definire per certi aspetti complementare, è quello delle carenze nutrizionali.
Non soltanto un bambino obeso è ovviamente da considerare con particolare attenzione, ma anche un bambino che segue delle abitudini alimentari scorrette. Pensiamo per esempio all’adolescente che molte volte tende alla monotonia alimentare e magari, nel caso specifico delle ragazze, va incontro a un’anemia da carenza di ferro a causa proprio di una ridotta introduzione di alimenti ricchi di questo minerale. Il compito del pediatra quindi risiede anche nell’approfondimento di tutte queste dinamiche comportamentali al fine di prevenire, possibilmente utilizzando le buone norme comportamentali, tutte le conseguenze di uno stato di obesità conclamato.
Un aspetto importante da sottolineare, che evidenzia ulteriormente il ruolo del pediatra, è che l’obesità non si cura con la dieta intesa come il sacrificio o l’imposizione di uno schema dietetico molto restrittivo che ovviamente comporta notevole fatica e sofferenza. L’obesità diventa un problema educazionale, soprattutto per la famiglia, prima ancora che per il bambino, in quanto soltanto attraverso delle indicazioni che solo il pediatra in certi casi può dare in maniera così diretta, deve in qualche modo correggersi già nel momento della tavola, già nel momento in cui il bambino si alza al mattino e affronta la sua giornata tenendo presente che deve fare delle scelte importanti non soltanto per il suo stato immediato di benessere, ma anche in generale per la sua salute.


A proposito di prevenzione ci può dire qual è l’importanza delle vaccinazioni?

Le vaccinazioni hanno cambiato radicalmente l’aspettativa, la prospettiva di vita dell’uomo. Hanno segnato sostanzialmente una vera e propria rivoluzione nell’ambito medico non soltanto perché hanno consentito di evitare la comparsa di malattie spesso mortali, ma anche perché hanno introdotto un importante concetto che è quello di prevenzione.
Prevenzione vuol dire un investimento in un atto che può comportare anche eventuali effetti indesiderati come ben sappiamo – la febbre, l’arrossamento locale - ma con il vantaggio di evitare le dirette conseguenze della malattia che si intende nel caso specifico prevenire.
Le vaccinazioni sono quindi uno strumento fondamentale che deve essere utilizzato sin dai primi mesi di vita ed è importante che il pediatra senza atteggiamenti impositivi, ma con lo scopo di informare, di rendere consapevoli i genitori, che trasmetta tutte le nozioni di base che permettano agli adulti di fare le scelte più opportune per i propri figli.
Vaccinare quindi significa somministrare dei preparati, il più delle volte sintetici e comunque oggi caratterizzati da notevole tollerabilità e sicurezza, al fine di immunizzare, quindi di far produrre all’organismo del bambino, degli anticorpi protettivi nel caso in cui il bambino dovesse venire in contatto con gli agenti infettivi veri e propri.
È quindi un investimento, una sorta di polizza assicurativa per la salute del piccolo ed è bene che al di là di condizionamenti, preconcetti e a volte anche lacune informative, i genitori si trovino nella condizione di poter decidere con la massima serenità la strategia da adottare per il proprio bambino.
Il pediatra, conoscendo le abitudini di ogni paziente, gli eventuali rischi a cui è esposto, il comportamento, il contesto familiare, è sicuramente lo specialista che si trova nella posizione privilegiata per poter dare dei consigli di prevenzione il più possibile funzionali alla singola richiesta che gli può pervenire dalle famiglie.
Vaccinare quindi vuol dire predisporre una sorta di terreno culturale, non soltanto legato all’iniezione materiale o alla somministrazione del vaccino. È una cultura, quella delle vaccinazioni, che deve sensibilizzare gli adulti al fine di operare sempre le scelte all’insegna della sicurezza, della salute, del mantenimento del benessere del proprio bambino.