Considerazioni sull'acquaticità
Per i bambini, stare in acqua è sicuramente un gran divertimento! Di fatto il bagno piace molto ai bambini perché probabilmente percepiscono meno la loro totale inabilità.
La presenza in vasca inoltre di un genitore, fa si che si possa raggiungere un duplice scopo: da una parte la realizzazione di un adattamento all'acqua, dall’altra un’esperienza di gioco con il genitore in un ambiente nuovo e stimolante. La piscina diventa così uno strumento per rafforzare il legame genitore/bambino. I genitori infatti acquisiscono un ruolo importante, perché i bambini imparano per imitazione. Da una mamma o un papà che si mostrano
sereni e sicuri, un bambino capirà che non avrà nulla da temere. La mamma che si immerge e incoraggia il proprio piccolo, lo aiuta ad acquistare sicurezza nelle sue capacità, ed in futuro avrà con l’acqua un rapporto più disinvolto. L'età minima per l'approccio con l'acqua della piscina per un neonato è intorno ai 3 mesi. Per il neonato andare in apnea in acqua è un’azione istintiva. Da un punto di vista medico,
non ci sono indicazioni né controindicazioni ad iniziare sin dai primi mesi di vita ad immergere in vasca i neonati, a patto che chiaramente, al neonato piaccia stare in acqua. La precocità dell'ingresso in acqua non è legata, tuttavia, solo all'assenza di controindicazioni, ma soprattutto al fatto che, con un inizio precoce, il bambino può incontrare meno difficoltà. In questa fase infatti, il piccolo non ha ancora sviluppato ansie o paure che
invece caratterizzano frequentemente lo stadio successivo della sua vita (8/10 mesi). È però nella scelta della piscina che comunque bisogna essere esigenti. È necessario cioè avere la massima garanzia di igiene.
I piccoli hanno infatti una pelle molto sottile e delicata che può essere fertile terreno per insorgenza (colonizzazione) di funghi ed altre infezioni cutanee. Occorre inoltre fare attenzione che non prendano freddo quando escono dall’acqua ed assicurarsi di avere asciugato bene l’interno delle orecchie. Fino ai 6 mesi di vita, i processi di termoregolazione del neonato gli consentono di adattarsi agevolmente alla temperatura dell'acqua, mentre è abbastanza
robusto per essere interessato da dolci pratiche di manipolazione. In conclusione: l'attività in acqua per i neonati (da 3 mesi a 1 anno) favorisce un efficace ambientamento, grazie all'estrema facilità di adattamento che caratterizza i primissimi mesi di vita; consente di utilizzare l'ambiente acqua come stimolo allo sviluppo psicomotorio; arricchisce il bagaglio emotivo e percettivo del bambino attraverso la particolare esperienza di gioco realizzata in acqua con
i propri genitori ed infine aiuta il bambino a sviluppare una certa autonomia in acqua, propedeutica ad un futuro apprendimento del nuoto e come prevenzione verso possibili incidenti. È sempre bene ricordare comunque, che non si diventa “campioni” semplicemente entrando in piscina in tenera età e che un bambino avrà un buon rapporto con l’acqua se i genitori saranno riusciti a trasmettergli sensazioni piacevoli. Invece, se il genitore ha paura
dell’acqua trasmetterà ansia al suo bambino, condizionandolo.
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