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Parto in acqua? Si, ma con cautela

Il parto in acqua continua a essere ritenuto una delle migliori tecniche per evitare traumi nel nascituro e nella madre, ma porta con sé anche alcuni rischi ed è bene che le donne che lo scelgono ne siano informate.
Sulla rivista Pediatrics è stato recentemente pubblicato un editoriale che evidenzia proprio i vari problemi che possono verificarsi durante questo tipo di parto, ritenuto tra i più dolci.
Nel particolare, l’autore dell’editoriale pone l’attenzione sul fatto che il parto in acqua può comportare gravi problemi respiratori nel bambino, causati appunto dall’inalazione di acqua. Per supportare questa teoria sono stati presi in esame quattro casi, tutti avvenuti nell’arco di 18 mesi.
I neonati coinvolti hanno infatti inalato acqua durante il parto e successivamente non sono stati in grado di respirare.
Quando i bambini vengono al mondo con gravi carenze respiratorie che si prolungano per i 5-8 minuti successivi alla nascita, si deve ricorrere necessariamente e tempestivamente alla somministrazione di antibiotici ed ossigeno per permettere loro di svolgere i normali atti respiratori.
Questo certo non significa che il parto in acqua sia da considerarsi più rischioso di quello che normalmente si svolge all’interno delle sale parto, ma visto che le madri spesso lo scelgono perché meno doloroso dell’altro è bene che considerino tutti i pro e i contro che comporta: non sempre infatti è meno traumatico per il loro bambino.

 

 
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