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8 gennaio 2010
Dott.ssa Rossella Nappi
Ginecologa, endocrinologa e sessuologa della Clinica Ostetrica-Ginecologica dell’Università di Pavia e autrice di “Io Mamma”, opuscolo dedicato alle neo-mamme.

 

Quali sono i principali problemi e difficoltà che una mamma incontra dopo il parto?

Soprattutto dopo il primo parto e nel periodo iniziale di riorganizzazione della propria vita, la donna è davvero “nuova” nel corpo, nel cuore e nel cervello, e le cure del piccolo l’assorbono talmente da non avere tempo ed energie per realizzare appieno questo cambiamento.
Il riassestamento ormonale gioca un ruolo fondamentale, in particolare durante l’allattamento e nel periodo immediatamente successivo, nella riconquista del proprio equilibrio, in un percorso talvolta non facile che coinvolge l’immagine corporea, lo stile di vita, il tono dell’umore, la sessualità e la scelta contraccettiva, oltre che l’ambito lavorativo e il ruolo sociale. In questo contesto la consapevolezza dei propri mezzi, il supporto del partner e l’aiuto delle figure di riferimento (ginecologo, ostetrica) costituiscono elementi fondamentali.

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Cosa sono le lacrime del latte e che differenza c’è con la depressione post-partum?

Le cosiddette lacrime del latte sono alterazioni del tono dell’umore del tutto naturali dopo il parto, dovute alla “tempesta” emotiva e ormonale a cui è sottoposta la donna subito dopo la nascita del suo bambino.
È un fenomeno innocuo, che tende a regredire spontaneamente qualche settimana dopo il parto, una volta che la donna si è adattata dal punto di vista fisico e mentale alla nuova condizione in cui si viene a trovare. La depressione post-partum è un disturbo più serio. Un allattamento difficile, una preoccupazione per la salute del bambino, uno scarso supporto coniugale, familiare o sociale, uno stato di estrema stanchezza, possono contribuire all’insorgenza di questo problema.
Riconoscere precocemente i primi sintomi di un’alterazione dell’umore, che può coinvolgere più del 10% delle nuove mamme, è molto importante perché, se identificata in tempo, la depressione post-partum può facilmente migliorare.
Il messaggio che tutti, dal partner al ginecologo, devono far passare è che non esistono madri buone o cattive, ma soltanto mamme in difficoltà che hanno bisogno di aiuto.

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È vero che l’allattamento è un efficace contraccettivo naturale?

Si tratta di una questione molto discussa. In linea teorica soltanto l’allattamento al seno completo e ben scandito in termini di orario (ogni 3-4 ore) inibisce la fertilità. Pertanto, nel caso l’allattamento sia incompleto o misto, è necessario prendere in considerazione l’idea di una contraccezione più sicura.
È fondamentale ridiscutere con il proprio ginecologo il metodo utilizzato prima della gravidanza, che può non essere più valido per diverse ragioni.
La donna che allatta può scegliere la pillola progestinica (minipillola), che non interferisce sulla qualità e quantità del latte materno e sulla crescita del neonato (ma può causare perdite ematiche e assenza del ciclo mestruale).
Se la mamma non ha allattato o ha terminato l’allattamento, può ricorrere alla contraccezione ormonale.
I nuovi progestinici hanno diversi vantaggi per la puerpera: potenziali effetti cosmetici (per esempio miglioramento di acne, irsutismo, caduta dei capelli, ecc.), miglioramento del tono dell’umore, senza aumentare in modo significativo il peso corporeo.
La mamma che teme, presa dagli impegni del suo nuovo ruolo, di dimenticare l’assunzione giornaliera, ha a disposizione altre due vie di somministrazione: transdermica, che permette una somministrazione settimanale attraverso la pelle, e vaginale, che è invece mensile, attraverso la mucosa vaginale.
Entrambe garantiscono un’efficacia contraccettiva uguale a quella della pillola.

 

a cura di Roberta Camisasca
8 gennaio 2010

 

     
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